L’arte della professione forense

L’arte della professione forense e la bad practice delle consulenze legali gratuite.
La giungla degli avvocati e la difficile affermazione di un sistema meritocratico.

E’ un perido storico molto difficile per esercitare la professione forense.

Gli avvocati che hanno deciso di intraprendere questa professione ispirandosi a principi di eccellenza, trasparenza, eticità e solidarietà si trovano a dover affrontare diverse situazioni.

Da una parte, ci si trova di fronte a un’attività che spesso si trasmette da padre in figlio, e si concentra in pochi, rinomati e storici studi legali.

Dall’altra, c’è la presenza di una sterminata platea di colleghi che – legittimamente – cerca di emergere dall’anonimato e di trovare spazio e clientela.

In un sistema meritocratico, in cui la lealtà, la correttezza e la dignità della professione forense ispirano l’azione dei più, la concorrenza sarebbe un elemento positivo per i cittadini che hanno bisogno di un supporto legale.

Se, invece, alcuni colleghi si lasciano sedurre dal principio machiavelliano, avendo quale unico scopo quello di accaparrare clientela, senza preoccuparsi dei mezzi utilizzati… Beh, poveri noi, perchè una delle professioni più importanti per la società, è condannata a proseguire la sua inesorabile decadenza.

Vogliamo, in particolare, riferirci al proliferare di siti che offrono consulenze legali gratuite.
Molto spesso si tratta solo di un messaggio pubblicitario costruito ad arte, per catturare l’attenzione del navigatore-cliente; infatti, questi professionisti “furbetti” si limitano ad un primo contatto informativo gratuito che, però, quasi mai serve a risolvere la problematica dell’utente; si induce, così, ad una ulteriore e più dettagliata consulenza, questa volta a pagamento.

Per quelli che al contrario offrono e pubblicizzano consulenze totalmente gratuite, si pone un serio problema di censurabilità per violazione del codice deontologico forense.
Ma a prescindere dalla contrarietà di tale modus agendi con le regole deontologiche (si veda in particolare gli artt. 9, 17, 35 e 37), a noi interessa evidenziare che offrire consulenze gratuite per risolvere qualsiasi problema legale è sbagliato, scorretto e fuorviante, oltre che contrario agli interessi dei cittadini e degli avvocati stessi.

In primo luogo, è un pericolo per i cittadini: molta gente, infatti, perde tempo cercando consulenze legali gratuite, non comprendendo l’enorme rischio a cui si sottopongono tutti coloro che attingono a consulenze, fornite da qualcuno, a titolo gratuito. Il cittadino, infatti, viene fuorviato perchè sceglie il professionista a cui rivolgersi non in base alle qualità, preparazione e professionalità del legale, ma solo e semplicemente perchè questo non ha un costo.

Inoltre, e soprattutto, si priva la professione forense della dignità, del rispetto e della considerazione che dovrebbe avere.
L’avvocato dovrebbe essere il buon consigliere dei cittadini, aiutarlo a prevenire i problemi e, quando questi si siano già maniestati, aiutare a gestirli e superarli nel modo più veloce ed efficace.
E’ ovvio che il cittadino va tutelato con riferimento alla retribuzione del professionista; e in questo senso la trasparenza, il contratto scritto, il collegamento con i risultati, sono elementi fondamentali. Così come l’applicazione di forme innovative di retribuzione, come la c.d.banca del tempo.

Ma l’avvocato, se fatto bene, con la testa e con il cuore, è una professione che giustamente deve essere retribuita. Perchè il professionista preparato e capace, che si mantiene in continuo aggiornamento, è una persona che ha investito gran parte della propria vita nella professione.

Riteniamo che internet, i social e i siti siano un importante mezzo per esprimere il proprio modo di essere, di lavorare e di intendere la vita, ma questi mezzi di comunicazione devono essere utilizzati con senso di responsabilità e onestà, specie per chi, come noi, ha la responsabilità di essere iscritto ad un albo di professionisti.

Un’ultima considerazione: nessuno può impedire al professionista di erogare una prestazione gratuita a favore di un determinato cliente, per motivi di famiglia, amicizia o di solidarietà. Molti professionisti lo fanno e lo continueranno a fare, senza sbandierarlo ai quattro venti e nel rispetto della privacy.

Ma una cosa è avere un approccio individualizzato verso chi ha davvero bisogno di aiuto, altra questione è quella di pubblicizzare la propria attività a tutti, indistintamente, a titolo gratuito.
Quest’ultima, infatti, è anche una forma di discriminazione a contrario, perchè se si dice di volere aiutare tutti, indistintamente, anche chi non ne ha bisogno (dal punto di vista economico), significa, in realtà, non volere aiutare davvero nessuno.

Vi lasciamo con uno scritto di Calamandrei, uno dei più importanti e bravi avvocati che l’Italia abbia mai avuto, e invitiamo tutti i cittadini e i colleghi a riflettere su queste parole e, dopo avere lette, a non scordarle mai:
<<Molte professioni possono farsi col cervello e non col cuore. Ma l’avvocato no. L’avvocato non può essere un puro logico, né un ironico scettico, l’avvocato deve essere prima di tutto un cuore: un altruista, uno che sappia comprendere gli altri uomini e farli vivere in sè, assumere su di sè i loro dolori e sentire come sue le loro ambasce. L’avvocatura è una professione di comprensione, di dedizione e di carità.
Non credete agli avvocati quando, nei momenti di sconforto, vi dicono che al mondo non c’è giustizia.
In fondo al loro cuore essi sono convinti che è vero il contrario, che deve per forza esser vero il contrario: perché sanno dalla loro quotidiana esperienza delle miserie umane, che tutti gli afflitti sperano nella giustizia, che tutti ne sono assetati: e che tutti vedono nella toga il vigile simbolo di questa speranza…
Per questo amiamo la nostra toga: per questo vorremmo che, quando il giorno verrà, sulla nostra bara sia posto questo cencio nero, al quale siamo affezionati perché sappiamo che esso ha servito a riasciugare qualche lacrima, a risollevare qualche fronte, a reprimere qualche sopruso, e, soprattutto, a ravvivare nei cuori umani la fede, senza la quale la vita non merita di essere vissuta, nella vincente giustizia>>.

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