Il sistema permette di eseguire sia ricerche full-text sull’intero contenuto testuale dei dispositivi emessi, sia l’analisi relazionale tra i diversi elementi descrittivi della sentenza.
Lo studio dei documenti ha permesso di alimentare l’archivio delle sentenze descrivendole analiticamente (per riferimenti anagrafici, grado di giudizio, organo giudicante, tipi di reato e operazione di Polizia), geolocalizzandole su mappa geografica nel contesto (per mandamento, circoscrizione e indirizzo del luogo del reato) e correlandole agli imputati, alle parti civile e alle parti offese.
Il date base è stato predisposto per essere arricchito da contributi provenienti da articoli tratti da periodici e quotidiani, correlati alle singole sentenze.
Un Archivio informatico organizzato e, dunque, capace di conservare, tutelare e valorizzare le fonti documentarie e giudiziarie degli ultimi dieci anni, garantendone la pubblica, ed intelligente fruizione.
Lo studio delle sentenze, dalle operazioni più grandi alle storie dei singoli fatti criminali, è rilevante sotto molteplici punti di vista. Innanzitutto permette un costante aggiornamento sullo stato dell’organizzazione mafiosa e sul modus operandi della stessa. Questa conoscenza è fondamentale per mettere a punto strategie di resistenza efficienti e non anacronistiche. In secondo luogo questa raccolta giuridica permette di apprezzare il cambiamento tangibile e concreto che la c.d. antimafia sociale, intesa e organizzata “dal basso”, ha apportato al contesto di Palermo e provincia.
L’accesso all’archivio è gratuito: le conoscenze acquisite presso le Corti e i Tribunali appartengono al Popolo Italiano in nome del quale le sentenze vengono emesse e rappresentano un prezioso spunto per le realtà che affrontano problemi simili, sia a livello italiano che europeo.
A riguardo si precisa che la divulgazione di nomi, circostanze e fatti è posta in essere per garantire l’interesse pubblico alla conoscenza di fatti di ampio rilievo sociale, come quelli relativi alla perpetrazione di reati di particolare allarme e interesse generale.
La conoscenza, il sapere come Bene Comune
Il sapere è l’essere o venire a conoscenza di qualcosa, per averlo appreso attraverso lo studio e l’applicazione o con la pratica e l’esperienza diretta; il sapere emerge dalle relazioni, crea relazioni.
Il sapere critico consiste nell’essere perfettamente consapevole di qualcosa in un contesto dato; sviluppare consapevolezza di sé di fronte a qualcosa, rendendosi contemporaneamente conto del tessuto di relazioni di cui si fa parte è pensiero critico, sapere vivo.
Il sapere è vitale. Organizzarlo e trasmetterlo in modo distribuito favorisce il pensiero critico degli individui e, contemporaneamente, la consapevolezza collettiva che il sapere è una ricchezza prodotta dalla società intera. Una società è tanto più libera e plurale tanto più saperi genera. La pluralità dei saperi è vitale per la democrazia così come la biodiversita` lo è per un ecosistema.
Dunque è vitale che i saperi non abbiano padroni, e che non siano concepiti come merce immateriale da accumulare, per capitalizzare potere sul prossimo.
I saperi devono essere liberi e liberamente accessibili.
Devono essere inclusivi, favorire il pensiero critico e il potere distribuito.
I saperi della società devono mettere ciascuno nella condizione di potere determinare se stesso cooperando con il proprio prossimo.
Come ogni bene comune, il sapere critico rifugge tanto dalla logica mercantile quanto quella burocratica del potere gerarchico e concentrato, sposa invece quella della partecipazione democratica e del potere diffuso.
Un sapere deve essere governato con criteri critici, da chi in quella comunità vive, e non da burocrati, manager o imprenditori.
Nel concepire il progetto di Cosa Libera ci siamo ispirati, tra gli altri, ai commons collaborativi di cui parla Jeremy Rifkin, nonché ai concetti di commons based peer production, produzione paritaria, produzione sociale o produzione orizzontale. I commons-based peer production o social production sono concetti elaborati dal professore Yochai Benkler della Scuola di legge di Harvard per descrivere un nuovo modello economico di produzione nel quale l’energia creativa di un grande numero di persone è coordinata (di solito con l’aiuto di Internet) in grandi e significativi progetti, per lo più senza la tradizionale organizzazione gerarchica e spesso, ma non sempre, senza o con un compenso economico decentralizzato.
Con il termine produzione sociale si intende un nuovo modo di produrre delle informazioni: cambiano quindi le modalità e le motivazioni, grazie alle opportunità rese disponibili dal cambiamento/miglioramento tecnologico. Con la diffusione della banda larga e dei PC a basso costo è aumentata la produzione non commerciale e non proprietaria di informazioni. In questo ambiente, gli individui assumono un ruolo centrale, diventando parte attiva della produzione e garantendo un grado di libertà maggiore: aumenta la libertà individuale, la democrazia diventa più partecipativa, la cultura cresce in modo più critico ed “autoriflessivo”, l’economia globale diventa maggiormente dipendente dall’informazione prodotta a livello sociale.
Nasce così nelle economie più avanzate del mondo un sistema di informazione reticolare, grazie a due cambiamenti: uno di carattere tecnologico ed uno di carattere culturale. Grazie anche ai costi marginali molto bassi delle tecnologie legate ad internet, produrre informazioni e cultura spesso è più importante di produrre beni materiali.
Il motore di ricerca Cosa Libera condivide e si muove nel solco di tale filosofia: è un strumento per rendere più accessibile un determinato sapere.
Cosa Libera garantisce una libera e gratuita fruizione di una precisa tipologia di sentenze emesse in nome del popolo italiano.
Con il tempo aspira ad essere anche molto di più: un sistema aperto e fluido, modificabile e migliorabile attraverso il contributo di qualsiasi persona interessata.
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