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Beni comuni

I beni comuni, il bene comune come filosofia di vita, per una lex che riconosca l'ius

I beni comuni possono essere definiti come "le cose che esprimono utilità funzionali all'esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona". Le principali caratteristiche dei beni comuni sono: la libera accessibilità a tutti, la collocazione fuori commercio e il fine di soddisfare i diritti fondamentali della persona anche nell'interesse delle generazioni future.
Sono beni comuni, tra gli altri: i fiumi, i torrenti e le loro sorgenti; i laghi e le loro acque; l'aria; i parchi, le foreste e le zone boschive; le zone montane di alta quota, i ghiacciai e le nevi perenni; i lidi e i tratti di costa dichiarati riserva ambientale; la fauna selvatica e la flora tutelata; i beni archeologici, culturali, ambientali e le altre zone paesaggistiche tutelate.
Ma i beni comuni non possono ridursi a meri oggetti; essi, infatti, assumono valore in quanto intimamente collegati alla vita e alle relazioni. Essi rivendicano un sapere che associa, connette e scopre nessi fra l'insieme degli esseri viventi e le condizioni – fisiche, chimiche e culturali  - del vivere in comune. La dimensione relazionale (status) dell'essere insieme dovrebbe essere largamente dominante rispetto a quella materiale dell'avere.
Un bene comune, a differenza della proprietà privata quanto di quella pubblica (appartenente allo stato: proprietà demaniale), non può concepirsi come un mero oggetto, una porzione tangibile del mondo esterno. Non può essere colto con la logica meccanicistica e riduzionistica (tipica dell'illuminismo), che separa nettamente il soggetto dall'oggetto. Il bene comune non può essere ricondotto all'idea moderna di merce. Il bene comune, infatti, esiste soltanto in una relazione qualitativa, olistica e funzionale. Noi non “abbiamo” un bene comune, ma in un certo senso siamo (partecipi) del bene comune.
La stessa separabilità fra l'essere e l'avere, così come quella fra il soggetto e l'oggetto, viene posta in discussione da una teoria politica che ponga al centro i beni comuni.
In altre parole, non possono esistere Beni Comuni senza la comunità di riferimento, l'interazione e la cooperazione.
Viviamo, purtroppo, in un periodo particolarmente complesso e di crisi. Infatti, la prevalenza del profitto privato sul bene pubblico, la sopraffazione del ricco sul povero, l'arroccarsi delle caste a difesa di privilegi, la concezione dell'ambiente come materia da consumare e devastare a proprio vantaggio, l'idea che la scuola non debba educare a pensare, bensì impartire nozioni finalizzate alla produzione, la tendenza a fare della sanità un business e non un servizio dovuto, lo smontaggio dello Stato in favore di lucrose privatizzazioni: questi ed altri fenomeni degenerativi denunciano l'assenza dell'idea di una comunità fondata sull'interesse generale, sul “bene comune” come condizione della felicità pubblica.

Il team di giuristi che collaborano con Palermo Legal è fermamente convinto che oggi è necessario battersi in nome del bene comune, spendendo tutte le proprie competenze ed esperienze giuridiche a favore del riconoscimento, della disciplina e della tutela della categoria di beni comuni.
Per dar forma e sostanza a questi pensieri abbiamo bisogno di parole e di norme. Vorremmo poter fare appello a una cultura della legalità, al puro e semplice rispetto delle regole.
Ma come è possibile, se troppe delle leggi sono state pensate contro il bene comune, anzi per favorire e legittimare il vantaggio e i privilegi di pochi. E' necessario impegnarsi e contribuire a far sì che la legge sia sempre più giusta ed equa, che possa riconoscersi in principi etici universali.
Auspichiamo l'affermazione di un nuovo giusnaturalismo giuridico che possa contrapporsi a quello che oggi può essere definito il nichilismo giuridico nel quale “i contenuti sono determinati dalla volontà più forte ed efficace, che è in grado di possedere e dominare i congegni produttivi”, e “nessuna norma è presieduta da verità, da un vincolo assoluto e oggettivo”, anzi “tutte vengano dal nulla e nel nulla possono essere risospinte”.
Su questo fronte, istanze morali e principi giuridici devono necessariamente trovare un terreno di convergenza. Se vogliamo che domani la volontà più forte ed efficace sia la nostra, quella dei cittadini che hanno a cuore le sorti del bene comune, dobbiamo saperla articolare sulla base di alti principi etici: solo così potremo superare il diritto del più forte con l'interesse dei più lungimiranti e dei più numerosi. Questo interesse – che viene avvertito come necessario ed urgente – appartiene forse al dominio dei principi universali, originari e incoercibili che nella tradizione europea ha preso il nome di diritto naturale. La certezza che la strenua difesa della biosfera e dell'ambiente in cui viviamo ha nell'odierno orizzonte di valori un statuto etico altissimo, una priorità indifferibile.
Fonti: Ugo Mattei, i beni comuni un manifesto, Laterza - Salvatore Settis, azione popolare, Enaudi.

legge Rodotà - Palermo Legal - Avv. Salvatore Ugo Forello